Allarme per microplastiche nel cibo: trovati alti livelli nei crostacei

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greensoul
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Allarme per microplastiche nel cibo: trovati alti livelli nei crostacei

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Anche i crostacei sono contaminati da alti livelli di microplastiche! A dare i risultati di questo allarme sono i ricercatori e docenti Dipartimento di Scienze della vita e Ambiente dell'Università di Cagliari, in collaborazione con quelli dell'Università Politecnica delle Marche.

In particolare i ricercatori hanno esaminato gamberi e scampi prelevati vicino la Sardegna ed il risultato è stato di: 413 particelle trovate nello scampo e 70 nel gambero.

I tipi di plastica rinvenuti sono principalmente polietilene (PE), utilizzato perlopiù per gli imballaggi e plastica monouso, e polipropilene (PP), usato per i tappi delle bottiglie o le capsule del caffè.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Pollution e sono stati commentati da Alessandro Cau e dagli altri ricercatori con queste parole: "Sono risultati allarmanti, ma che non devono creare allarmismo, non sappiamo ancora, infatti, se la quantità ritrovata nello stomaco dei gamberi, ma soprattutto negli scampi (sono crostacei scavatori, quindi tendono ad ingerire maggiormente le sostanze depositate nel fondo marino), possa causare danni all'organismo o all'uomo. Certo è che quelle microplastiche, che sembrano così distanti da noi, ci ritornano indietro in maniera subdola".

Quello che poi stanno cercando di capire gli studiosi che monitorano costantemente la situazione è quale sia la quantità di microplastiche che arriva attraverso i vari alimenti fino alle nostre tavole, considerato che ogni anno si stima che finiscano nei mari tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica.

"Ci stiamo chiedendo se gli scampi, in particolare, siano in grado di triturare quelle microplastiche che abbiamo trovato nel loro stomaco e che non sono riuscite a passare nel tratto digerente perché troppo grandi. In questo caso le particelle verrebbero reimmesse nel mare e nella catena alimentare di altre specie, nel caso contrario - avverte il ricercatore - arriverebbero tutte sui nostri piatti".

(Fonte notizia ANSA)



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