Obbligo indicazione stabilimento nelle etichette alimentari

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greensoul
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Obbligo indicazione stabilimento nelle etichette alimentari

Messaggio da greensoul »

Dal 5 Aprile è in vigore il Decreto Legislativo 15 settembre 2017 n. 145. Era stato pubblicato 180 giorni prima sulla Gazzetta ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2017.
In caso di inadempimento ci saranno sanzioni da Euro 2000,00 a Euro 15.000,00. La sanzione è applicabile sia per la mancata indicazione dello stabilimento, sia per l'errata indicazione in caso di aziende con più sedi.

Per la Coldiretti si tratta di "una norma per consentire di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia sostenuta dai consumatori che per l'84% ritengono fondamentale conoscere, oltre all'origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione, secondo la consultazione on line del ministero delle Politiche Agricole".



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Re: Obbligo indicazione stabilimento nelle etichette alimentari

Messaggio da greensoul »

Aggiornamento: Il Decreto non è applicabile!
Infatti la norma non è stata approvata dalla Commissione Europea che la rigettata con una lettera a firma del commissario Vytenis Andriukaitis in cui si spiega che: "La notifica è irricevibile e la Commissione non ne analizzerà quindi il contenuto".

Sembra che i decreti che riguardano l'obbligo di indicare l'origine dei prodotti in etichetta naufragheranno.

In un articolo di Repubblica.it si spiega il motivo di questo flop.

"Tutto nasce dal Regolamento europeo 1169/2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014. Una specie di "testo unico" comunitario che stabilisce una serie di regole sul confezionamento e l'etichettatura del cibo.

Tra le tante norme, però, il 1169 non contempla l'obbligo di indicare lo stabilimento di produzione e, allo stesso tempo, ha abrogato il decreto 109/92 con il quale l'Italia l'aveva introdotto. L'Italia ha quindi deciso di approvare una legge ad hoc per tornare allo status precedente, ma trattandosi di una norma che si inserisce in un mercato unico, per farlo aveva l'obbligo di notificare la decisione alla Commissione Ue, affinché ne analizzasse il contenuto". [...]

Come previsto dal Regolamento 1169, all'inizio l'Italia ha presentato lo schema di decreto alla Commissione, che ha raccolto diverse osservazioni - diverse anche assai critiche - dagli altri Paesi membri, tanto che aveva prorogato l'esame di altri tre mesi" spiega Dario Dongo, avvocato esperto di diritto alimentare europeo e fondatore di Gift, il sito che ha dato la notizia. "Poi, però, il Governo ha deciso di ritirare la notifica, interrompendo bruscamente questo processo" continua Dongo. A questo punto l'esecutivo ha fatto partire una seconda notifica, stavolta però non ai sensi del regolamento 1169 ma dell'articolo 114 del Trattato di funzionamento dell'Unione Europea. Il problema è che questa norma riguarda solo leggi già esistenti che il Paese membro vuol mantenere in vigore. "L'Italia ha fatto finta che la nuova legge fosse identica a quella precedente, ma la norma del '92, oltre a essere decaduta, era diversa da quella approvata dall'ultimo esecutivo" spiega Dongo. Di qui il responso negativo della Commissione.


In tutto questo frattempo si è creato un bell'ingarbuglio: le aziende italiane "virtuose" che si erano già adeguate alla norma italiana (stampando anche con costi onerosi le nuove etichette), in realtà non hanno l'obbligo di applicarla, mentre quelle che non l'hanno mai applicata non saranno soggette a sanzioni come si era detto all'inizio. Inoltre le aziende estere che vendono in Italia non hanno mai avuto alcun obbligo di indicare l'ubicazione dello stabilimento e le aziende che producono fuori dall'Italia, ma confezionano i prodotti in Italia, possono scrivere in etichetta solo il luogo di confezionamento omettendo il vero luogo di produzione.

"Chi produce in India ma confeziona in Italia può tranquillamente omettere di dire al consumatore da dove viene quel cibo, limitandosi a informarlo di dove è stato confezionato, e illudendolo che quel prodotto venga dall'Italia. Queste leggi protezionistiche in realtà danneggiano il made in Italy e agevolano i furbi" conclude Piccialuti."

Tuttavia è ancora in corso un'interrogazione presso la Commissione Europea con le dovute opposizioni al diniego ricevuto in modo da far rendere valido il decreto e la sua applicazione. La posizione dell'Italia è che il decreto è in vigore e si attende parere positivo anche dall'Europa.

Staremo a vedere...

Link all'articolo: (repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/diritti-consumatori/2018/05/07/news/stabilimento_di_produzione_in_etichetta_la_legge_c_e_ma_la_commissione_l_ha_bocciata_tre_mesi-195518917)


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