Pesticidi in frutta e verdure italiane: 1,3% è oltre i limiti

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Pesticidi in frutta e verdure italiane: 1,3% è oltre i limiti

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Il 18/02/19 Legambiente ha presentato il Dossier annuale Stop Pesticidi al Convegno sull’Agricoltura libera da pesticidi.

Dal Dossier è risultato che solo l'1,3% dei campioni di frutta e verdura analizzati è fuori legge, cioè presenta tracce di pesticidi superiori al consentito.
Però un dato che risalta agli occhi è che il 34% dei campioni che è risultato regolare alle analisi, presenta comunque tracce di uno o più pesticidi anche se entro i limiti di legge. I pesticidi e fungicidi più diffusi nei prodotti alimentari italiani sono: Boscalid, Chlorpyrifos, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil .

Il 61% di campioni analizzati è invece privo di pesticidi ed è certo un buon risultato, ma quello che ancora preoccupa e non può far abbassare la guardia è quella restante percentuale che arriva ai consumatori con tracce di più tipi di pesticidi/fungicidi, un cocktail poco salutare!

Il problema del multiresiduo è che: "che la legislazione europea non considera come non conforme se ogni singolo livello di residuo non supera il limite massimo consentito, benché sia noto da anni che le interazioni di più e diversi principi attivi tra loro possano provocare effetti additivi o addirittura sinergici a scapito dell’organismo umano. Il multiresiduo è più frequente del monoresiduo: è stato ritrovato nel 18% del totale dei campioni analizzati, rispetto al 15% dei campioni con un solo residuo."

Fra la frutta più soggetta alla presenza di multiresidui spiccano secondo il dossier: le fragole con 9 multiresidui, l'uva da tavola con 6.
La papaya è invece risultata irregolare per il superamento della soglia consentita del fungicida carbendazim.

Della frutta analizzata in totale si è riscontrato che il 64% delle pere, il 61% dell’uva da tavola, il 57% delle pesche e il 54% delle fragole sono campioni regolari con multiresiduo. Un 3% delle fragole è poi risultata irregolare.

Fra gli ortaggi il 64% dei campioni risulta senza alcun residuo, ma gli alimenti più irregolari sono risultati i peperoni (8%), gli ortaggi da fusto (5%) e i legumi (+ del 2%).

In tutti questi casi si è ritrovato un valore superiore ai limiti consentiti del fungicida boscalid.
In alcuni campioni di pomodoro provenienti da Sicilia e Lazio si sono riscontrati fino a 6 residui simultaneamente, e in un campione di lattuga proveniente dal Lazio 8 residui.

Tuttavia in un confronto fra prodotti italiani ed esteri, quelli esteri hanno presentato più irregolarità: "sono irregolari infatti il 3,9% dei campioni esteri rispetto allo 0,5% di quelli nazionali, e presenta almeno un residuo il 33% dei campioni di provenienza estera rispetto al 28% di quelli italiani.
Anche nei campioni di provenienza estera è la frutta la categoria in cui si osserva la percentuale più alta di residui: il 61% di tali campioni di frutta presenta almeno un residuo: il 61% di tali campioni di frutta presenta almeno un residuo. Tra gli ortaggi, il 51% dei pomodori e il 70% dei peperoni esteri contengono almeno un residuo. Oltre alla percentuale più alta di multiresiduo, pomodori e peperoni presentano anche il maggior numero di irregolarità, rispettivamente il 7% e il 4% del totale analizzato."


Mentre i 134 campioni derivanti dall'agricoltura biologica risultano regolari e senza residui.

Il problema della contaminazione da pesticidi è da analizzare in modo ampio per trovare soluzioni rapide.

“Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione – dice il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale. Effetti ai quali ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato le conseguenze che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo. Per questo auspichiamo che il futuro Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi preveda obiettivi ambiziosi e tempi rapidi per la loro riduzione; il rafforzamento del sistema dei controlli sugli alimenti e l’adozione di misure a tutela della salute delle persone”.

“Anche la qualità delle acque è fortemente a rischio – aggiunge Daniela Sciarra, responsabile delle filiere agroalimentari di Legambiente e curatrice del dossier Stop Pesticidi – come conferma l’Ispra nel suo ultimo rapporto, secondo cui i pesticidi sono presenti in oltre il 60% nelle acque superficiali e in oltre 30% di quelle sotterranee. Esiste pertanto una buona corrispondenza tra i residui riscontrati nelle derrate alimentari e quelli che si rinvengono nelle acque superficiali e sotterranee.

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Il dossier di Legambiente Stop Pesticidi riporta i dati elaborati nel 2017 dai laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Tali strutture hanno inviato i risultati di 9.939 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, di provenienza italiana ed estera, genericamente etichettati dai laboratori come campioni da agricoltura non biologica. L’elaborazione dei dati prevede la loro distinzione in frutta, verdura e trasformati. In questa edizione sono stati inseriti anche i dati sui campioni di origine animale, tra cui carne, latte, uova e omogeneizzati.


(Fonte articolo: legambiente.it/legambiente-presenta-il-dossier-stop-pesticidi/)

Altro articolo sul Forum: Cibi con maggiori pesticidi



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