Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

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NaturAthanor
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Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

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Anche in Italia è da tempo stato rilevato inquinamento da PFAS ovvero Sostanze perfluoro alchiliche. Sono sostanze di largo utilizzo sin dagli anni '50 e servono per dare maggiore resistenza contro grassi e acqua ai seguenti materiali: tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. Sono usati anche nella produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio e detergenti per la casa.
A causa del massiccio utilizzo sono stati rilevati PFAS in concentrazioni preoccupanti per l'ambiente e gli organismi viventi.
Sono state introdotte nell'Unione Europea restrizioni nell'uso già dal 2006 in particolare per il PFOS, una delle molecole più diffuse fra i PFAS, ma nonostante le restrizioni non sono ancora stabiliti i livelli di concentrazione ammessi per le acque potabili e nella normativa in atto sia nazionale che europea non sono previsti limiti di concentrazione.

Si sottolinea che queste sostanze sono risultate interferenti endocrini legati a possibile sviluppo di patologie di reni, polmoni e pelle.
"Le sostanze sono caratterizzate da una notevole resistenza nell'ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione e da una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell'ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo." (Citaz. da regione.veneto.it)

Nel 2013 è stata fatta una ricerca sperimentale dal CNR e dal Ministero dell'Ambiente nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani sulla presenza di potenziali inquinanti "emergenti". E' stata rilevata la presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili.
In particolare si sono riscontrati livelli preoccupanti nelle province di Vicenza (territorio della bassa Valle dell’Agno), Verona e Padova e rete idrografica Poscola, Agno-Guà-Frassine, Togna-Fratta-Gorzone, Retrone, Bacchiglione, ecc...
La causa è imputabile con molta probabilità all'impianto dell'azienda Miteni presente dal 1964 nella produzione di molecole fluorurate per l'industria farmaceutica, tecnica e agricola e infatti le maggiori concentrazioni di PFAS sono state rilevate presso il depuratore di Trissino, in cui confluivano le acque fognarie con gli scarichi della Miteni.

Dall'acqua i PFAS sono poi entrati anche nella catena alimentare monitorata dall'Istituto di Sanità (ISS) e i cui risultati appena pubblicati sono di 250.000 persone che hanno usato per anni acqua potabile inquinata e 60.000 persone coinvolte a livello maggiore.

In Veneto il governo ha avviato la procedura per dichiarare lo stato di emergenza per le zone colpite dall'inquinamento da Pfas. Il commissario che verrà nominato dovrà adottare ordinanze speciali per gestire lo stato di emergenza.
E' stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a richiedere il 19 settembre 2017 la deliberazione per lo stato di emergenza.

Fra varie polemiche politiche si attende la deliberazione.
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NaturAthanor
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Re: Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

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NaturAthanor ha scritto:
17/01/2018, 5:22
Anche in Italia è da tempo stato rilevato inquinamento da PFAS ovvero Sostanze perfluoro alchiliche. Sono sostanze di largo utilizzo sin dagli anni '50 e servono per dare maggiore resistenza contro grassi e acqua ai seguenti materiali: tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. Sono usati anche nella produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio e detergenti per la casa.
A causa del massiccio utilizzo sono stati rilevati PFAS in concentrazioni preoccupanti per l'ambiente e gli organismi viventi.
Sono state introdotte nell'Unione Europea restrizioni nell'uso già dal 2006 in particolare per il PFOS, una delle molecole più diffuse fra i PFAS, ma nonostante le restrizioni non sono ancora stabiliti i livelli di concentrazione ammessi per le acque potabili e nella normativa in atto sia nazionale che europea non sono previsti limiti di concentrazione.

Si sottolinea che queste sostanze sono risultate interferenti endocrini legati a possibile sviluppo di patologie di reni, polmoni e pelle.
"Le sostanze sono caratterizzate da una notevole resistenza nell'ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione e da una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell'ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo." (Citaz. da regione.veneto.it)

Nel 2013 è stata fatta una ricerca sperimentale dal CNR e dal Ministero dell'Ambiente nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani sulla presenza di potenziali inquinanti "emergenti". E' stata rilevata la presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili.
In particolare si sono riscontrati livelli preoccupanti nelle province di Vicenza (territorio della bassa Valle dell’Agno), Verona e Padova e rete idrografica Poscola, Agno-Guà-Frassine, Togna-Fratta-Gorzone, Retrone, Bacchiglione, ecc...
La causa è imputabile con molta probabilità all'impianto dell'azienda Miteni presente dal 1964 nella produzione di molecole fluorurate per l'industria farmaceutica, tecnica e agricola e infatti le maggiori concentrazioni di PFAS sono state rilevate presso il depuratore di Trissino, in cui confluivano le acque fognarie con gli scarichi della Miteni.

Dall'acqua i PFAS sono poi entrati anche nella catena alimentare monitorata dall'Istituto di Sanità (ISS) e i cui risultati appena pubblicati sono di 250.000 persone che hanno usato per anni acqua potabile inquinata e 60.000 persone coinvolte a livello maggiore.

In Veneto il governo ha avviato la procedura per dichiarare lo stato di emergenza per le zone colpite dall'inquinamento da Pfas. Il commissario che verrà nominato dovrà adottare ordinanze speciali per gestire lo stato di emergenza.
E' stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a richiedere il 19 settembre 2017 la deliberazione per lo stato di emergenza.

Fra varie polemiche politiche si attende la deliberazione.

PFAS_mappa_zone_contaminate.jpg
Ultimo aggiornamento in data 21/03/18: è stato finalmente dichiarato lo stato di emergenza in Veneto per inquinamento da Pfas. Il governo ha previsto la nomina di un commissario.

Il governatore della regione, Zaia, esprime la propria soddisfazione:
"La notizia che il governo ha deliberato lo stato di emergenza è comunque un passo importantissimo per mettere la parola fine in tempi brevi a una tematica tanto delicata. Viene premiata la nostra lungimiranza nell'aver affrontato con assoluto rigore un problema sul quale il Veneto sta facendo scuola anche ad altre esperienze simili: siamo stati infatti i primi a porre dei limiti, quando ancora lo Stato non si era mosso, ponendo quelli più restrittivi al mondo per le acque potabili; abbiamo approfondito e intensificato le indagini anche epidemiologiche in materia per garantire la salute dei cittadini; stiamo sviluppando un nuovo sistema acquedottistico all’avanguardia.
Ora l’obiettivo è fare bene e fare in fretta, attraverso una struttura commissariale che ci permetterà di snellire le procedure, e quindi anche realizzare velocemente il nuovo acquedotto. Conto che, nel giro di un anno, noteremo già i primi benefici e in due o tre potremmo arrivare al completamento dell’opera, cosa che in condizioni normali implicherebbe un tempo almeno doppio."(Da lastampa.it)


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Re: Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

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Aggiornamento al 26/07/18 da una Notizia ANSA - VENEZIA, 26 LUG - Greenpeace chiede il sequestro preventivo dell'azienda chimica Miteni e la verifica su eventuali responsabilità, frutto di dolo o di omissione, addebitabili ai rappresentanti legali dell'azienda e a rappresentanti e funzionari di tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte in un nuovo caso di inquinamento, accertato già nel 2013 e parallelo alla questione Pfas. Greenpeace ha per questo depositato in queste ore due differenti esposti: uno alla Procura di Vicenza e l'altro alla Corte dei Conti del Veneto.

Da alcuni documenti, emerge che nel 2013 in numerosi piezometri - pozzi di osservazione per misurare parametri chimico-fisici della falda acquifera - del sito produttivo di Miteni, le concentrazioni nella falda di alcune sostanze chimiche già normate superavano fino a 3 volte le Concentrazioni Soglia Consentite, ovvero concentrazioni oltre le quali è previsto intervenire con operazioni di bonifica. Superamenti comunicati dalla Miteni alle autorità competenti insieme alla richiesta di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, poi concessa dalla Regione Veneto con decreto il 30 luglio 2014.

"Quanto emerge - osserva Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia - è gravissimo e pone seri interrogativi sull'operato delle istituzioni locali preposte che, di fronte a prove tangibili di un inquinamento oltre le soglie di sostanze già normate, non solo non hanno preso alcun provvedimento cautelativo e sanzionatorio, ma hanno di fatto garantito a Miteni la continuità ad operare col rinnovo dell'Aia nel 2014.

Riteniamo che ci sia la ragionevole possibilità che nel corso delle indagini penali emergano gravi responsabilità anche da parte di funzionari pubblici". Per Ungheresi "tutte le autorità locali riunite nella conferenza dei servizi (Regione Veneto, Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Trissino) erano a conoscenza di tali violazioni almeno dal luglio 2014 e che, accertata situazione di inquinamento delle acque da parte di Miteni, non hanno adottato tutte le cautele del caso né tantomeno la doverosa e concreta applicazione del principio di precauzione".


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NaturAthanor
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Re: Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

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Da Notizia ANSA del 14/01/2019, si apprende che è stata conclusa l'indagine sull'inquinamento da Pfas "causato dalla Miteni di Trissino (Vicenza). Il procuratore capo Antonino Cappelleri ha annunciato oggi il deposito degli atti a favore delle difese per 13 indagati."

Mentre è ancora in corso l'indagine per "inquinamento da altre sostanze trattate dalla Miteni, le "Gen X".


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dino
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Re: Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

Messaggio da dino »

Su questa emergenza ieri l'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente (Isde) in una conferenza stampa alla Camera ha definito la situazione dell'inquinamento da PFAS in Veneto ed ha presentato un "Position paper" con un piano di azioni per interventi immediati.

E' stato evidenziato dai medici dell'Isde che "in Veneto, nelle province di Vicenza, Padova e Verona con la contaminazione da Pfas, acidi usati nei processi industriali e poi sversati per decenni nel suolo e nelle falde acquifere, è in atto una delle emergenze sanitarie ed ambientali più gravi che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare".

Saranno necessari provvedimenti che eseguano una mappatura completa dei pozzi privati, una Legge Nazionale che imponga l'obbligo di dosare i PFAS prima che i fanghi di depurazione siano sparsi sui terreni agricoli come fertilizzanti, studi epidemiologici ben fatti a disposizione della comunità scientifica e che il limite di Pfas nell'acqua sia pari a zero.

L'Isde rileva inoltre che per coloro che non autodenunciano il possesso di pozzi privati, la Regione non prevede alcuna sanzione, le analisi vengono eseguite a spese del proprietario e in caso di sforamento dei limiti regionali non vengono chiusi.

E poi è stato aggiunto da Vincenzo Cordiano, presidente di Isde Veneto che "le analisi degli alimenti della Regione Veneto sono state pubblicate senza indicare il punto in cui sono stati eseguiti i prelievi, creando confusione. Ssono necessari studi epidemiologici ben fatti, come ribadito dagli stessi consulenti della procura di Vicenza nel processo in corso alla Miteni di Trissino per il decennale sversamento in falda degli scarti di produzione".

Per Cordiano "il piano regionale di controllo sanitario non può essere considerato tale poiché partecipa solo il 60% dei 70.000 invitati ed esclude i soggetti sotto i 10 e sopra i 65 anni, donne in gravidanza e neonati". In questo modo, ha aggiunto, "si corre il rischio di un enorme spreco di risorse senza che vengano realmente tutelate le fasce più a rischio dei potenziali effetti tossici degli interferenti endocrini". Per Isde i limiti di 100 ng/l per tutte le Pfas previsti in Europa nell'accordo preliminare sulla direttiva acque "sono altissimi". Cordiano ha osservato che "basta un solo nanogrammo per litro nell'acqua di Pfoa (acido perfluoroottanoico), una delle molecole più tossiche, per raggiungere nel sangue, nel giro di un paio di anni, concentrazioni potenzialmente tossiche specie per neonati, gravide e anziani". (ANSA).


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greensoul
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Re: Inquinamento PFAS in Italia ed emergenza nella regione Veneto

Messaggio da greensoul »

E' apparso un nuovo articolo che riguarda le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) e il fatto che le aziende DuPont e 3M sono state accusate di aver nascosto per decenni i rischi sanitari associate a queste sostanze chimiche.

Le PFAS sono state sviluppate negli anni Quaranta, ma solo verso la fine degli anni Novanta sono stati resi noti al pubblico i loro potenziali rischi per la salute. Tuttavia, secondo uno studio pubblicato su Annals of Global Health, alcune delle principali aziende produttrici come DuPont e 3M erano già consapevoli dei pericoli sin dagli anni Sessanta.

Industrie PFAS e rischi per la salute dei lavoratori

Uno studio del 1961 pubblicato sul Canadian Medical Association Journal ha evidenziato che i lavoratori delle industrie che producevano PFAS si ammalavano dopo aver fumato sigarette contaminate con il Teflon. Inoltre, si diffuse la notizia della morte di un membro dell'Air Force statunitense dopo aver fumato una sigaretta contaminata. Tuttavia, DuPont e l'Air Force hanno liquidato queste notizie come false, e l'autore dello studio è stato costretto a ritrattare sotto pressione dell'industria chimica e dell'Air Force stessa.

Negli anni successivi, ci sono stati altri studi che hanno evidenziato la potenziale tossicità delle PFAS. Nel 1962, uno studio interno alla DuPont ha rivelato che il Teflon potrebbe non essere completamente innocuo, mentre nel 1965 una ricerca esterna ha dimostrato che l'inalazione del Teflon riscaldato a 300 °C era associata a una malattia chiamata "febbre da fumi di polimeri". Nel 1970, alcuni ricercatori della DuPont hanno scoperto che il C8, un tipo di PFAS noto come acido perfluoroottanoico (PFOA), poteva essere altamente tossico se inalato e moderatamente tossico se ingerito.

Ci sono state anche conseguenze per la salute dei lavoratori. Studi interni condotti da 3M e DuPont negli anni '90 hanno evidenziato che il C8 aumentava il rischio di cancro alla prostata e che gli operai avevano livelli elevati di fluoro nel sangue, indicando la presenza di PFAS. Nonostante queste evidenze, DuPont e 3M hanno inizialmente negato i rischi delle PFAS al pubblico.

Lo studio afferma che ci sono prove chiare di come l'industria chimica fosse a conoscenza dei danni delle PFAS e li abbia nascosti alle autorità regolatorie e ai propri dipendenti. Tuttavia, recentemente, la 3M ha annunciato che smetterà di produrre PFAS entro la fine del 2025, mentre DuPont dichiara di fare un "uso limitato" di queste sostanze e di non utilizzare PFOS o PFOA nello sviluppo dei propri prodotti.


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