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Uno studio condotto presso lo University College di Londra ha rivelato che la plastica certificata come compostabile non è adatta per essere smaltita nei sistemi di compostaggio domestico. Il 60% di questa plastica non si decompone effettivamente e finisce per inquinare ulteriormente orti e giardini in cui viene erroneamente riutilizzata. Lo studio ha coinvolto cittadini britannici in un ampio esperimento e ha dimostrato che le etichette applicate sugli oggetti di plastica compostabile e biodegradabile sono fuorvianti e confondono i consumatori, portando a un errato smaltimento dei rifiuti.

L'inquinamento globale da plastica rappresenta una delle principali sfide ambientali attuali. Secondo un rapporto dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il consumo di plastica è quadruplicato negli ultimi 30 anni, ma solo il 9% viene riciclato. La domanda di plastica compostabile sta aumentando, con utilizzi in sacchetti per rifiuti organici, imballaggi per alimenti, piatti e posate.

Il problema sottolineato dallo studio guidato da Danielle Purkiss è che la plastica compostabile attualmente non è compatibile con la maggior parte dei sistemi di gestione dei rifiuti e non esiste uno standard internazionale per la plastica compostabile domestica.

Purkiss commenta che il compostaggio domestico, essendo incontrollato, è in gran parte inefficace e non rappresenta un buon metodo di smaltimento per gli imballaggi compostabili. La ricercatrice sottolinea che l'idea che un materiale possa essere sostenibile è un malinteso diffuso e che la sostenibilità riguarda piuttosto il sistema di produzione e riciclaggio del materiale stesso.