da NaturAthanor » 19/03/2020, 3:57
Il
Centro Enea di Brindisi in collaborazione con l'
Università del Salento, ha creato delle
bio-pellicole che possono essere usate nel confezionamento degli alimenti, ma anche nell'arredamento e nei mezzi di trasporto. Sono plastiche fatte con materie prime vegetali,
100% biodegradabili e compostabili, ma la loro caratteristica speciale è che
possono cambiare colore in caso di cibo deteriorato. Infatti reagiscono con l'atmosfera interna della confezione e variano il colore quando rilevano il livello acido-base dell'ambiente con cui vengono a contatto.
Queste bio pellicole hanno anche un'azione
antifungina ed
antiossidante che aiuta a conservare meglio gli alimenti perché sono stati aggiunti
olio di cardanolo (derivato dall'anacardo) e una molecola chiamata
porfirina. Per prolungare la scadenza degli alimenti contenuti sono stati usati ossido di zinco e alluminio con proprietà antimicrobiche.
Oltre che per l'uso come packaging alimentare possono essere impiegate negli arredamenti interni dei mezzi di trasporto (auto, aerei e treni) perché resistenti al fuoco.
Per la creazione delle biopellicole sono stati sviluppati dei nuovi materiali con l'aggiunta di fibre o additivi di origine naturale derivanti da scarti della filiera agroalimentare come quelli della vegetazione olearia, lino, canapa, lavorazioni del caffè.
Sul sito
ENEA viene spiegato che le bio-plastiche sono ricavate dalla
"trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, mentre i bio-compositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bio-plastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio".
Claudia Massaro, ricercatrice del Centro Enea di Brindisi commenta:
"Siamo impegnati da anni nella sfida per la sostenibilità, in linea con i principi dell'economia circolare, ci siamo dedicati allo sviluppo di soluzioni per ridurre l'impatto ambientale dei contenitori a fine vita, in linea con gli obiettivi della direttiva europea" sul bando della plastica monouso al 2021.
"Le bioplastiche e biocompositi a fine vita subiscono un processo di degradazione che produce sostanze innocue o utili, come i fertilizzanti; inoltre possiedono caratteristiche chimico-fisiche in grado di sostituire completamente le plastiche di origine fossile in molteplici applicazioni", conclude Massaro.
[anchor]ENEA_Biopellicole[/anchor][attachment=0]ENEA_Biopellicole_Packaging.jpg[/attachment]
Il [b][color=#FF0000]Centro Enea di Brindisi[/color][/b] in collaborazione con l'[b][color=#FF0000]Università del Salento[/color][/b], ha creato delle [b][i]bio-pellicole[/i][/b] che possono essere usate nel confezionamento degli alimenti, ma anche nell'arredamento e nei mezzi di trasporto. Sono plastiche fatte con materie prime vegetali, [b]100% biodegradabili e compostabili[/b], ma la loro caratteristica speciale è che [b]possono cambiare colore in caso di cibo deteriorato[/b]. Infatti reagiscono con l'atmosfera interna della confezione e variano il colore quando rilevano il livello acido-base dell'ambiente con cui vengono a contatto.
Queste bio pellicole hanno anche un'azione [b]antifungina[/b] ed [b]antiossidante[/b] che aiuta a conservare meglio gli alimenti perché sono stati aggiunti [i]olio di cardanolo (derivato dall'anacardo) [/i]e una molecola chiamata [i]porfirina[/i]. Per prolungare la scadenza degli alimenti contenuti sono stati usati ossido di zinco e alluminio con proprietà antimicrobiche.
Oltre che per l'uso come packaging alimentare possono essere impiegate negli arredamenti interni dei mezzi di trasporto (auto, aerei e treni) perché resistenti al fuoco.
Per la creazione delle biopellicole sono stati sviluppati dei nuovi materiali con l'aggiunta di fibre o additivi di origine naturale derivanti da scarti della filiera agroalimentare come quelli della vegetazione olearia, lino, canapa, lavorazioni del caffè.
Sul sito [url=https://www.enea.it/it/Stampa/comunicati/innovazione-da-enea-nuovi-materiali-biodegradabili-e-201cintelligenti201d]ENEA[/url] viene spiegato che le bio-plastiche sono ricavate dalla [i]"trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, mentre i bio-compositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bio-plastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio"[/i].
[b][i]Claudia Massaro[/i][/b], ricercatrice del Centro Enea di Brindisi commenta: [i]"Siamo impegnati da anni nella sfida per la sostenibilità, in linea con i principi dell'economia circolare, ci siamo dedicati allo sviluppo di soluzioni per ridurre l'impatto ambientale dei contenitori a fine vita, in linea con gli obiettivi della direttiva europea"[/i] sul bando della plastica monouso al 2021.
[i]"Le bioplastiche e biocompositi a fine vita subiscono un processo di degradazione che produce sostanze innocue o utili, come i fertilizzanti; inoltre possiedono caratteristiche chimico-fisiche in grado di sostituire completamente le plastiche di origine fossile in molteplici applicazioni"[/i], conclude Massaro.